Biblioteca Multimediale Marxista
A/traverso settembre 75
Rimuovere l'autonomia, distruggerne i contenuti, è l'obiettivo politico di questo passaggio, a cui la crisi deve essere finalizzata. Ma questo passaggio richiede la espulsione di forza lavoro dalla fabbrica; e precisamente l'espulsione dello strato sociale più radicalmente e co-scientemente indisponibile al lavoro salariato; a questo è finalizzato l'attacco che il capitale ha portato, in questo ultimo anno, contro l'occupazione operaia. Il progetto è quello di espellere dal luogo produttivo non semplicemente un’avanguardia politica, ma un intero strato sociale, non semplicemente cacciar fuori dalla fabbrica i livelli organizzati dell'autonomia, ma cacciar fuori centinaia di migliaia di giovani scolarizzati, assenteisti, egualitari; incazzati e coscienti. Contro questo strato sociale è stata messa in funzione la cassa integrazione, la disoccupazione, il lavoro saltuario, la sottoccupazione. Ma in questo modo si crea uno strato vastissimo di proletariato giovanile mobile, che si aggira per le metropoli dell'area europea. La cassa integrazione sul 93% del salario in Italia, il licenziamento col 100% del salario ultimo percepito, in Germania, il lavoro saltuario, la collettivizzazione. Movimento è lo strato sociale che si muove. E l'attacco capitalistico contro la forza organizzata della classe operaia mira ad una riorganizzazione del lavoro che riduce complessivamente il tempo di lavoro necessario e trasforma radicalmente il rapporto fra lavoro vivo e macchinario. Ma dal punto di vista capitalistico quel che conta è il segno, la qualità politica con cui questa modificazione si determina: come riduzione dei margini di autonomia del lavoro vivo, e riattivazione dei meccanismi di dominio della valorizzazione. Un esercito di giovani che vive senza lavorare. E questa nuova realtà - la formazione di questo esercito proletario scolarizzato, irriducibile alla categoria di esercito industriale di riserva - che ci permette di mettere all'ordine del giorno questioni teorico-politiche legate alla formazione dell'esistenza, al bisogno di liberazione del quotidiano, alla collettivizzazione della scrittura come intervento formativo sulla realtà, non come tematiche collaterali, ma come elementi di ridefinizione complessiva della linea di classe. Non è più sufficiente a questo punto identificare l'avanguardia solo in fabbrica; il movimento produce un'avanguardia socialmente mobile che è la classe operaia non per la sua collocazione nel processo produttivo ma per la forma della sua esistenza politica, sociale, culturale.
Potere come autonomia
Oggi, l'emergenza di uno strato che si è consolidato politicamente sul finire degli anni '60, e che dopo si è disgregato politicamente ma massificato socialmente, rimette in questione il problema del potere, in un modo che è nuovamente irriducibile al soggettivismo organizzativo e socialista. Il potere capitalistico è molto più della semplice macchina di controllo e coordinamento statale; si configura come sistema di dominio articolato su tutto il terreno dei rapporti sociali, è il sistema complessivo degli strumenti di controllo che garantisce la riproduzione del dominio capitalistico sul lavoro. Potere Operaio non può significare trasferimento nella macchina statale della rappresentanza politica del proletariato; la classe operaia non ha interesse ad una identificazione col funzionamento sociale e produttivo complessivo. Interesse operaio è al contrario la disgregazione dell'apparato di controllo sulla macchina ed il rafforzamento dell’autonomia come dislocazione altrove, come trasformazione di sé, della propria figura, da parte delle masse. Per tutta una fase storica ancora, la funzione del capitalismo-come sistema di valorizzazione e di accumulazione, aumento della capacità produttiva del macchinario, riduzione del lavoro necessario - non è esaurita, ed interesse operaio è lo sviluppo delle potenzialità che il sistema contiene. La società capitalistica tenta continuamente di costringere i movimenti operai dentro il dominio politico della valorizzazione, potere operaio è capacità di dissociazione dello sviluppo dal dominio politico. Costringere il capitale a rinnovarsi a ridurre il lavoro necessario, ma impedire la saldatura delle strutture produttive in meccanismo di dominio. Potere operaio è autonomia dallo sviluppo, dentro lo sviluppo. Ma perché questa dialettica funzioni occorre riconoscere non solo che la classe operaia è forza propulsiva dello sviluppo, oggettivamente egemone nel rapporto produttivo, ma anche che è soggettivamente estraneità rispetto allo sviluppo, autosottrazione alla produzione di valore, autocollocazione altrove, rispetto al luogo della produzione, nel luogo del movimento. Il potere va dunque inteso come strumento di questo bisogno e di questa possibilità di autonomia rispetto alla società del lavoro e dello sviluppo, strumento di una estraneità che è separazione, in un luogo in cui è possibile la trasformazione della propria esistenza in movimento.