Biblioteca Multimediale Marxista
Ringraziamo il sito Primo Maggio Internazionalista per aver messo a disposizione dei nostri lettori il seguente testo:
Marx-Engels, Opere Complete, vol. __, pag. 286-288
Trascrizione di Giandomenico Ponticelli
Manchester, 5 ottobre 1866
Caro Moro,
mi ha divertito l'ingenuità di aver in circolazione una cambiale e
non conoscerne l'impoto; ma è bene che la differenza non fosse grande
e che il buon fornaio fosse vicono. Perchè tu possa subito restituire
a questo brav'uomo l'importo corrispettivo e così tu possa mantenere
il credito, t'accludo Lst. 5 J/F 59667, Manchester, 30 gennaio 1865, come
pure di ritorno la cambiale in questione.
Ad vocem - per quanto riguarda - Trèmaux. Quando ti scrissi, veramente
avevo letto soltanto la terza parte del libro, e in verità la peggiore
(al principio). Il secondo terzo, la critica delle scuole, è di gran
lunga migliore; la terza parte, le conclusioni, di nuovo assai cattive. L'uomo
ha il merito d'aver dato maggior rilievo all'influenza del «terreno»
sulla formazione delle razze, e conseguentemente delle specie, e in secondo
luogo d'aver sviluppato le vedute circa l'importanza dell'incrocio più
giustamente (quantunque, secondo la mia opinione, anche molto unilateralmente)
che tutti i suoi preddecessori. Darwin ha ragione da un lato nelle sue concezioni
circa l'influsso dell'incrocio nel determinare mutamenti, come del resto Trèmaux
tacitamente riconosce trattando, là dove gli conviene, l'incrocio anche
come mezzo della trasformazione, anche se alla fine uguagliante. Parimente
Darwin ed altri non hanno mai disconosciuto del terreno, e se non gli hanno
dato speciale rilievo, ciò accadde perchè non sapevano niente
di come questo terreno agisca, eccetto che il terreno fertile agisce in senso
favorevole e quello arido in senso sfavorevole. E molto di più non
lo sa nemmeno Trèmaux. L'ipotesi che il suolo diventi, in genere, più
favorevole allo sviluppo d'una specie superiore, mano mano che esso è
di più recente formazione, ha qualche cosa di straordinariamente plausibile,
e può, oppur non può, esser giusta; se però guardo su
quali prove ridicole Trèmaux cerca di fondare la sua dimostrazione,
i 9/10 delle quali si basano su dati di fatto errato o male interpretati e
l'ultimo decimo non dimostra nulla, non posso far a meno di gettare il mio
sospetto dall'autore dell'ipotesi sull'ipotesi stessa. E se egli poi dichiara
inoltre che l'influsso del suolo più recente o più antico, corretto
mediante l'incrocio, è l'unica causa dei mutamenti delle specie organiche,
rispettivamente delle razze, non vedo allora più nessuna ragione per
seguire l'autore così lontano, e trovo in contrario moltissime obiezioni.
Tu dici che anche Cuvier ha rinfacciato ai filosofi naturalisti tedeschi l'ignornza
della geologia, quando essi affermavano la mutabilità delle specie,
e che poi però essi avrebbero finito per avere ragione. Ma allora la
cosa non aveva nula a che fare con la geologia. La cosa è infatti del
tutto diversa, se uno sostiene una teoria della mutabilità delle specie
escusivamente fondata sulla geologia, e poi però commette così
grossolani strafalcioni geologici, falsificando la geologia d'interi paesi
(ad es., dell'Italia e della Francia stessa) e traendo il restante dei suoi
esempi da quei paesi della cui geologia sappiamo piuttosto niente che poco
(Africa, Asia centrale, ecc.). Per quanto specialmente riguarda gli esempi
etnologici, quelli che si riferiscono in genere a paesi e popoli conosciuti,
sono quasi senza eccezioni false o le premesse geologiche o le conclusioni
tratte da esse; ed egli tralascia completamente i molti esempi in contrario,
quali le pianure alluvionali dell'interno della Siberia, l'enorme bacino alluvionale
delle Amazzoni, l'intero territorio alluvionale a sud del La Plata fino quasi
alla punta meridionale dell'America del sud (ad oriente della Cordigliera
delle Ande).
Che la struttura geologica del terreno abbia molto a che fare con quanto,
in genere, cresce sul terreno è storia vecchia, allo stesso modo che
questo terreno vegetativo esercita un influsso sulle razze vegetali e animali
che vivono sopra. Ed è anche giusto dire che finora questo influsso
è stato poco studiato o, meglio, niente del tutto. Ma da ciò
alla teoria del Trèmaux vi è un salto enorme. È un merito,
in ogni modo, aver messo in rilievo questa parte finora tracurata e, come
ho detto, le ipotesi di un'influenza che favorisce lo sviluppo del terreno,
in relazione alla sua maggiore o minore antichità geologica, può,
entro certi limiti, esser giusta (e anche non esserlo), ma tutte le altre
conclusioni che egli trae, io le ritengo o totalmente errate o terribilmente
esagerate in senso unilaterale.
Il libro di Moilin mi ha molto interessato specialemente per i risultati raggiunti
dai francesi mediante la vivisezione; è questa l'unica via per stabilire
le funzioni di certi nervi e le conseguenze delle loro alterazioni; sembra
che costoro abbiano portato ad un alto grado di perfezione la tortura degli
animali, e mi posso benissimo spiegare l'ipocrito furore degl'inglesi contro
la vivisezione; tali esperimenti furono spessissimo molto incresciosi ai sonnacchiosi
signori di qui, e mandarono all'aria le loro speculazioni. Che cosa poi vi
sia di nuovo nella teoria delle infiammazioni, non posso io giudicare (darò
il libro a Gumpert), però mi sembra che tutta questa nuova scuola francese
abbia un certo carattere spregiudicato per cui afferma molto e prende la dimostrazione
alla leggera. Per quanto riguarda i medicamenti, non vi è nulla che
già non conosca e non pratichi ogni sensato medico tedesco; Moilin
dimentica soltanto che 1) spesso si è costretti a scegliere il male
minore, la medicina, per allontanare il maggiore, vale a dire un sintomo che
genera per se stesso un diretto pericolo, allo stesso modo che chirurgicamente
si distruggono anche dei tessuti, quando non resti altro da fare, e 2) che
ci si deve attenere alle medicine, fino a quando non si abbia niente di meglio.
Non appena Moilin saprà curare la sifilide con la sua elettricità,
sparirà presto il mercurio, ma prima di allora sarà difficile.
Del resto neessuno mi venga a dire che soltanto i tedeschi saprebbero «costruire»
sistemi, the French beat them hollow at that - Su questo punto i francesi
si battono a fondo -.
Saluti affettuosi.
Tuo F.E.