Biblioteca Multimediale Marxista
Il movimento anarchico si ricostituisce
nell'immediato dopoguerra su due posizioni nettamente contrastanti rispetto
all'azione politica da svolgersi in direzione del proletariato. Da un lato i
gruppi del Sud, orientati verso un'azione prevalentemente propagandistica e
favorevoli a una netta delimitazione dalle organizzazioni politiche e sindacali
del movimento operaio. Dall'altro i
gruppi del Centro-Nord che, forti del ruolo attivo svolto nella lotta armata
contro i nazi-fascisti, premono per un'azione di massa a diretto contatto, se
non addirittura all'interno, delle strutture proletarie esistenti (sindacati,
case del popolo, cooperative, ecc.). Già alla fine del giugno 1945 si svolge
a Milano un convegno interregionale della Federazione Comunista Libertaria Alta
Italia nel corso del quale viene approvata una risoluzione nella quale si afferma
che "nonostante la caduta del fascismo, l'impalcatura capitalistica e monarchica
non è stata neppure intaccata e che perciò la lotta antiborghese deve continuare
più intensa sfruttando tutte le possibilità che si presentano", prima fra
tutte il lavoro all'interno del "Fronte della Gioventù", egemonizzato
dagli stalinisti, "per cercare di costituire nel suo seno un vero fronte
rivoluzionario". A tal fine viene costituita una Federazione Giovanile
Comunista Libertaria Alta Italia presente con gruppi consistenti di giovani
operai a Milano, Torino e in Liguria. E' attraverso questo canale che un gruppo
di militanti rivoluzionari, fra cui i liguri Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi,
formatisi giovanissimi nella lotta partigiana e disgustati della politica di
unità nazionale del PCI togliattiano entrano in contatto con il movimento anarchico
alla ricerca una più marcata collocazione di classe e di una più autentica caratterizzazione
rivoluzionaria. Costituitasi la Federazione Anarchica Italiana (FAI) nel congresso
di Carrara del settembre 1945, questi giovani militanti ne vanno a rappresentare
la componente più vivace sia sul piano dell'azione politica che nel dibattito
accesissimo in corso sul tema dell'organizzazione. Di fronte a un PCI staliniano
che pare onnipotente e che sfrutta il mito dell'URSS per consolidare la sua
egemonia sul proletariato, i giovani libertari iniziano a teorizzare la necessità
di una più salda omogeneità politico-organizzativa e di un approccio più attento
alla esperienza della rivoluzione russa. Vengono fatti circolare testi
semisconosciuti quali la Piattaforma Machno-Arsinov e si comincia a parlare
della necessità di una organizzazione anarchica che vada al di là delle esistenti
forme di coordinamento, manifestamente insufficienti a supportare un lavoro
in profondità nella classe operaia. Gli avvenimenti del
1948, con il pieno dispiegarsi anche in Italia della guerra fredda, la
sconfitta del Fronte Popolare, l'attentato a Togliatti e l'insurrezione abortita
che ne consegue, costringono anche la FAI a una chiarificazione interna.
All'inizio del 1949 i giovani si costituiscono in un "comitato di
coordinamento" che vede tra i suoi promotori Arrigo Cervetto e Pier Carlo
Masini. Polemizzando con la posizione "resistenzialista" della rivista
"Volontà" che tenderebbe a ridurre l'anarchismo a puro movimento d'opinione
e a mera protesta individuale, i giovani rivendicano una più chiara scelta di
classe. Nel mese di settembre il Comitato inizia la pubblicazione di un notiziario,
inizialmente per il Lazio e la Toscana, con il titolo de "L'Impulso". Richiamandosi all'acceso dibattito sviluppatosi nel congresso
di Livorno della FAI (aprile 1949), la redazione de "L'Impulso", di
cui il ventunenne Cervetto rappresenta una delle voci più interessanti, individua
nel "basso livello ideologico" dei libertari la principale ragione
della persistente incapacità del movimento anarchico italiano a "sviluppare
un lavoro coordinato e responsabile" verso il proletariato. Da qui la "necessità
di iniziare alla base un paziente lavoro di restaurazione teorica allo scopo
di rianimare i compagni disorientati o ideologicamente deboli". Non secondario
è il terreno organizzativo. Già dal primo numero de "L'Impulso" appare
evidente come per il gruppo il problema dell'organizzazione rappresenti l'asse
portante della nuova presenza libertaria che si vuole affermare. Sulla rivista
appare una lunga serie di articoli dedicati ad una minuziosa descrizione dei
criteri su cui costruire i gruppi locali e sulle caratteristiche che tali gruppi
debbono assumere a seconda delle realtà in cui operano. Negli articoli si distingue
fra gruppi territoriali, gruppi aziendali e gruppi incaricati di funzioni specifiche,
con il risultato di disegnare un capillare schema organizzativo funzionale a
un intervento in profondità nella classe e nella società. Le posizioni de "L'Impulso"
suscitano la sdegnata e compatta reazione della parte più tradizionalista della
FAI che accusa i giovani di pericolosi cedimenti verso il marxismo. Decisa è
la replica della rivista che nel numero di novembre-dicembre 1949, dopo aver
rimproverato ai "vecchi" l'abbandono nei fatti dei termini "socialista"
e "comunista", afferma che "l'ideologia della classe operaia...
è data non da una mitica creazione degli strati proletari, né, da un'astratta
invenzione di intellettuali ispirati, ma dalla somma delle esperienze della
classe operaia stessa: esperienze elaborate, organizzate, formulate dalla minoranza
rivoluzionaria". In quest'ottica le critiche di "Umanità Nova"
non appaiono del tutto destituite di fondamento. Alla ricerca di un punto di
riferimento teorico ed organizzativo, il gruppo de "L'impulso" va
progressivamente recuperando tematiche proprie del
marxismo rivoluzionario in uno sforzo di sintesi che alla lunga si rivelerà
impossibile. Ma procediamo con ordine. Nel marzo 1950 a Genova un convegno di
gruppi giovanili si schiera decisamente
per la nascita di un nuovo movimento anarchico "orientato e federato"
che abbandoni la prassi tradizionale della totale autonomia di azione politica
dei singoli gruppi in favore di
un unico orientamento vincolante per tutti gli aderenti. A spingere di più in
questa direzione sono i liguri ed in particolare Arrigo Cervetto e il giovane
operaio genovese Lorenzo Parodi, già delegato al congresso di Livorno della
Fai dell'aprile 1949. Particolare risalto viene dato al dibattito in corso nella
Federazione Anarchica francese ed in particolare alle tesi di G. Fontenis a
cui soprattutto guardano con attenzione Cervetto e Parodi. La reazione della
FAI è drastica. Il congresso della Federazione, tenutosi ad Ancona nel dicembre
1950, delibera l'espulsione dei gruppi dissidenti e riconferma "il concetto
tradizionale del movimento anarchico aperto: non esclusivamente politico, con
un'ideologia molteplice pur nell'unità del suo orientamento antiautoritario,
non strutturato nell'organizzazione...". Immediatamente dopo il congresso
di Ancona il "movimento orientato e federato" si costituisce in vera
e propria organizzazione politica autonoma con il nome di Gruppi Anarchici di
Azione Proletaria (G.A.A.P.). E' Arrigo Cervetto a sviluppare un'articolata
analisi del capitalismo italiano posta a fondamento della svolta "realistica"
rappresentata da una nuova concezione dell'anarchismo, più adeguata alla complessità
dei tempi e fondata sullo studio scientifico della società e su una più omogenea
visione organizzativa. Nel Convegno Nazionale di Genova-Pontedecimo (28-29 febbraio
1951) i G.A.A.P. approvano il progetto di tesi programmatiche "Sulla liquidazione
dello Stato come apparato di classe" redatto da Arrigo Cervetto. Nel documento
la lotta per il comunismo affonda le sue radici in uno studio accurato delle
tendenze di fondo della società capitalistica e necessita contro ogni illusione
spontaneistica e volontaristica di una salda concezione organizzativa e del
massimo grado di chiarezza e omogeneità teorica. Una prospettiva coerente per
una organizzazione composta in gran parte da giovani operai (28 anni è l'età
media dei delegati al Convegno di Genova per due terzi operai e per un terzo
studenti) in gran parte ancora privi di una vera formazione politico-teorica.
Nonostante il personaggio di maggior spicco resti ancora Pier Carlo Masini,
è Cervetto a caratterizzare in
profondità il taglio politico de "L'Impulso". Diventata organo dei
G.A.A.P. la rivista si dedica prevalentemente ad un'opera di chiarificazione
teorica con particolare attenzione ai problemi organizzativi. Dopo l'editoriale
che occupa la prima pagina di ogni numero, largo spazio viene dato all'azione
sindacale (Lorenzo Parodi) e all'analisi della politica internazionale (Arrigo
Cervetto), mentre apposite rubriche si rivolgono in particolare ai compagni
più giovani con consigli su come e cosa studiare. E' un taglio, che ritroveremo
a partire dal 1957 in "Azione Comunista" e successivamente in "Lotta
Comunista", frutto di una visione, sistematica e di prospettiva, impermeabile
alle mode del momento e al volontarismo effimero, dell'agire politico che rappresenta,
a nostro parere, il cardine del pensiero rivoluzionario di Arrigo Cervetto e
il suo principale contributo alla ripresa del marxismo rivoluzionario in Italia.